Basta che respiri

Che la politica sia l’arte del possibile non lo dico io ma dal tempo di Tommaso Moro se ne discute con un dibattito intelligente. Quello che invece è mancato a Pietro Tidei che pur di intestarsi qualsiasi cosa fa finta di dimenticarsi chi è e cosa ha fatto fino a poche ore prima.

Non è difficile ragionare di politica, parlare delle proprie idee e cercare di imporle agli altri, con la convinzione e la condivisione. Cosa diversa è quando si cerca di adattare le idee alla propria personale convenienza, Di questo Pietro Tidei è maestro e testimone. Prendiamo l’ultimo caso, quello della magnifica elezione di Marco Piendibene a sindaco di Civitavecchia. Per me, dopo i risultati del primo turno, era un fatto scontato, lo raccontavano i numeri, si sentiva tra la gente comune. Per altri evidentemente no.

Al punto che la confusione che regna tra gli amici di Tidei, montata ad arte, ha fatto si che nell’arco di pochissimi mesi li abbia fatti assistere al cambio di numerose bandiere, troppe per poter continuare ad essere considerato credibile. Inizia suggerendo a Civitavecchia la nomina del Generale Paolo Poletti a candidato sindaco per il centro sinistra. Poi aderisce al progetto dello stesso Poletti inteso a federare le realtà civiche cittadine, consapevole anche del fatto che lo scandalo appena montato a Santa Marinella, città nella quale continua a fare il sindaco, aveva inficiato la sua qualifica di leader del centrosinistra territoriale.

Lascia stizzito la coalizione di Poletti perché scopre che dentro c’è anche Forza Italia, considerato tutto il gruppo troppo a destra e dimenticando che da anni lui governa la Perla del Tirreno proprio con il centrodestra in giunta comunale. Roberto D’Agostino, impietoso censore dalla politica nazionale, a questo punto direbbe che “più che centrosinistra o centrodestra preferisce il centrotavola” ma oltre a rubare questa arguta considerazione non posso fare altro. Sono i fatti che parlano, anzi urlano. Quindi sbarrata ogni possibile partecipazione nella coalizione di centrosinistra e sospinto dalla necessità di sostenere la figlia Marietta nella competizione per un seggio al Parlamento Europeo, si rituffa tra le braccia di Poletti, condizione umanamente superiore ad ogni possibile convenienza politica ed accettando di strappare anche l’ultima pagina del breviario del politico corretto, mettendosi seduto sulla bandiera del “suo” Partito Democratico che non riuscirà a garantire nemmeno nell’imminente rimpasto della “sua” giunta comunale.

Dopo una campagna elettorale fatta a mezza bocca per ragioni di opportunità politica ben sapendo che a Roma certi familismi non attaccano mai, i risultati alle urne parlano chiaramente di un cambio di rotta a corsa iniziata, una determinazione a riuscire che gli fa infrangere ogni patto, di un’incapacità cronica di sostenere qualsiasi accordo, della necessità di sostenere il proprio interesse, e solo quello, mandando a monte promesse e accordi, rimanendo fedele solo a se stesso e confermando le parole da lui stesso pronunciate in tv, quando raccontò che quanto dice un politico non deve mai essere creduto. Parole sante, almeno nel suo caso.

Abituato com’è a tagliare i nastri che fa distendere davanti alle buche, ai muri appena demoliti, alle riverniciature delle stanze ed alle sostituzioni di lampadine deve intestarsi tutto, intestarsi per sopravvivere, piantare la propria personale bandiera su qualsiasi cosa purché gli consenta di far vedere di contare ancora qualcosa, che è ancora protagonista dei destini di questi territori dove sfruttamento e sopraffazione hanno lasciato intere generazioni senza speranza e senza futuro. Per questo motivo oggi si sbraccia, provando ad intestarsi il merito di un reale cambio di passo a Civitavecchia, del fatto che dopo anni la Città sarà governata dal centrosinistra, tutto per merito suo nonostante tutto quanto accaduto solo fino a poche ore prima. E per la foga di scrivere prima di altri questo certificato di intestazione racconta, o fa raccontare, che “Civitavecchia torna dopo 12 anni in seno alla sua tradizione politica che ne fa una città di sinistra” considerando anche i grillini ed i loro cinque anni al Pincio come una semplice anticipazione del centrodestra.

Certo in democrazia ognuno può dire quello che gli pare, il limite è proprio la credibilità personale che si misura in termini di interessi tutelati, di coerenza personale, di qualità della parola data e di riscontro tra le promesse fatte ed i fatti realizzati. Su questo nonostante l’età avanzata Pietro Tidei ha ancora molto da imparare e gli elettori se ne stanno accorgendo.

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Cristiano Degni

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